La musica si studia da bambini

Sono leggi scritte da chi non è esperto di musica. Non si possono equiparare Conservatori e università», scandisce Uto Ughi. Uno dei piú grandi talenti musicali del nostro tempo chiede al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini di salvaguardare una «eccellenza in pericolo».
Maestro, la Stampa ha documentato il grave stato di crisi dell’insegnamento della musica in Italia. Cosa ha detto al ministro Stefania Giannini ? «Un ragazzo deve cominciare a studiare uno strumento a 7-8 anni. La scelta dell’Università avviene dopo la maturità. Prendere in mano per la prima volta uno strumento a 19 anni è tempo perso. La legge è stata fatta evidentemente da persone non esperte di musica. Il ministro si è interessata a risolvere la questione e a modificare le norme rapidamente».
Quale deve essere il modello da seguire nei Conservatori? «In tutto il mondo i programmi di insegnamento della musica partono da un dato di fatto incontrovertibile: uno strumento va coltivato dai primissimi anni di vita. Come per i disegni e le poesie, la musica deve entrare il prima possibile nei percorsi di apprendimento dei bambini. Con il metodo Suzuki in Giappone si insegna a suonare uno strumento fin dai 2-3 anni. Ho visto bimbi di 5 anni eseguire concerti di Bach senza commettere il minimo errore. Il ministro Giannini mi è sembrata animata dalle migliori intenzioni. Attendiamo i risultati».
Cosa domanda al governo? «I Conservatori vanno tutelati in ogni regione. Ho ascoltato studenti di istituti di provincia suonare in maniera straordinaria. Non è vero che occorra tagliare il numero dei Conservatori per tenerne aperti solo alcuni nelle grandi città. Senza la loro storica presenza ramificata sul territorio si perderebbe un potenziale immenso».
Quale è il suo timore,quindi? «Si rischia di ripetere con i Conservatori il colossale errore che è stato commesso alcuni anni fa con le orchestre sinfoniche della Rai: eliminarne tre su quattro fu una follia poi pagata a carissimo prezzo. All’epoca si disse che bisognava far convergere le risorse su poche realtà di alto livello, ma ciò ha depauperato la cultura italiana».
Su quali punti specifici ha chiesto al ministro di intervenire? «Neanche la Giannini è sicura che ridurre il numero dei Conservatori sia la soluzione giusta. Io le ho detto che più istituzioni musicali ci sono in ogni regione maggiore è il beneficio complessivo per il Paese. Per dare qualità uniforme all’insegnamento serve maggior rigore nell’assegnare le cattedre».
In che modo si deve agire ora? «Poco prima di morire il direttore d’orchestra Claudio Abbado mi descrisse ammirato il sistema di insegnamento della musica in Venezuela. Persino in una nazione così povera, i bambini cominciano prestissimo a studiare uno strumento. Dovrebbero tenerne conto i tecnici ministeriali : i Conservatori non devono essere equiparati alle università né tagliati».

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